Come Egeo costretto in ariballo

e liburne in irridente àlea, tabe

di viéte contese, trame vissute,

simulacri di indarno agone,

così artieri crocidano in coro,

trissottini dileggiano Erato.

Della skena re-citanti vanesi,

anelano immeritati clamori.

martedì 11 agosto 2015

Reportage


Parti col ruscello che sgorga,
ora allarga sul cielo, nubi,  pioggia.
Adesso il mare, stringi sull'onda.
I tubi del pozzo, dune, palme,
inquadra giacimento e trivella.
Stacca su fila per l'acqua, le donne.
Muovi sul bimbo, l'altro, ci guarda;
fa' vedere il viso; bene, piange.
Vira verso le truppe, la bandiera, vai lì.
Non troppo vicino, che' sono squartati.
Torna al villaggio, terra secca, capanne,
ancora bambini, donne. Un vecchio.
Ecco, la ciotola, la mano alla bocca.
Gira le tende, ospedale da campo,
si, quello che urla. Ora il dottore.
Segui i profughi  in fila, che vanno.
Occhi, chiudiamo sugli occhi.
Tramonto. Dissolvenza.
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