Come Egeo costretto in ariballo

e liburne in irridente àlea, tabe

di viéte contese, trame vissute,

simulacri di indarno agone,

così artieri crocidano in coro,

trissottini dileggiano Erato.

Della skena re-citanti vanesi,

anelano immeritati clamori.

martedì 11 agosto 2015

Impasti


Osservo estasiato il bianco alchimista
che scruta la bocca del fuoco. Presto
dall'antro schiuso vedranno la luce
i fiori di macina al cuor di sambuco,
coltre di sesamo sulla crosta dorata.
Respira il pane. L'alito caldo diffonde.
E sa di cibo dei padri, bisogno unito
in preghiera alla salvezza dell'anima.
Memoria indistinta si sveglia, affiora
dal fondo del fondo dei giorni, e giù
nelle viscere, spalma materne carezze. 




Vigilia


Nell'incerta penombra del piccolo altare
capi devoti, velati di nero, fanno corona.
Vegliano un figlio crocifisso dall'uomo.

Ai piedi dell'ara pallidi steli fasciati di raso
formano un prato; vasi colmi e pani fioriscono,
preludio di festa per il ritorno di Adone.

Nelle navate il tempo è sospeso, in attesa.
Alla luce dei lumi, voci sommesse sfiorano l'aria.
Tutto è compiuto. Si torna ad essere soli.

Domani sarà nuova alba. E nuova vita.
Ma quel senso d'angoscia rimane, latente.
Nel guscio del tempio preghiamo, impauriti.

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